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132 ATTO PRIMO
Oggi verrà la sposa, sei di vederla acceso.

Venga, ma non si speri 1, che abbia a servirla Ircana;
Di Machmut tuo padre cotal lusinga è vana.
Egli mi ha compra, è vero, dal genitor crudele;
Schiava servir io deggio al mio signor fedele:
Ma tu non mi dovevi accendere nel petto
D’amor, di gelosia, d’ambizion l’affetto.
Dopo lusinghe tante, schiava negletta, oppressa,
Saprei svenarmi in faccia della tua sposa istessa2.
Tamas. Fra noi tal è il costume di chi suddito nasce;
Fatima ed io dal padre fummo legati in fasce,
Io lei non vidi, ed ella non mi ha veduto ancora:
Chi sposasi in tal guisa, rade volte si adora;
Ed io, che del tuo bello ho l’alma prevenuta,
Amar come potrei sposa non pria veduta?
Consolati, ben mio, se umile al genitore
Darò ad altra la mano, tuo sarà sempre il core.
Ircana. Eh che mal si divide, da chi ha la destra in pegno,
De’ forsennati il cuore con un affetto indegno.
Sì, mi sovvien che spesso la crudel genitrice.
Figlia, diceami, un giorno esser potrai felice,
Se schiava in un serraglio avrai del tuo signore
Unita alle altre belle una porzion del cuore.
Ma detestando allora il barbaro costume,
Tai l’innocente labbro 3 voti mandava al Nume:
Faccia Macon che io trovi signor che mi ami sola,
O tolgami dal petto lo spirto e la parola.
Tamas. Sensi d’alma bennata, voti di cor sincero;
Sì, ti amerò. Te sola...
Ircana.   Non lo dir, non lo spero.
Tamas. Ma se lo giuro...
Ircana.   Taci.
Tamas.   Lo giuro al Ciel...
Ircana.   Gli audaci

  1. Ed. Zitta: non isperi.
  2. Ed. Zatta: stessa.
  3. Ed. Pittori: labro.