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LA SPOSA PERSIANA 139
Che il suocero l’accolga con pompa e con splendore.

Ah voglia il Ciel, che il figlio con pari ardor la miri.
Ma temo, è mesto in viso; par che pianga e sospiri.

SCENA VIII.

Tamas e detto.

Tamas. Signor, a’ piedi vostri...

Machmut.   Perchè sì mesto in viso?
Lungi non è la sposa, n’ebbi testé l’avviso.
Accoglierla a momenti dovrai fra le tue braccia,
E ti disponi a farlo torvo, turbato in faccia?
Tamas. Signor, pria che la sposa giunga fra i muri nostri,
Eccomi a voi prostrato, eccomi a’ piedi vostri.
(s’inginocchia
Machmut. Alzati... Olà, che dici? Sei tu di lei pentito?
È tardi; ella ti aspetta, esser le dei marito.
Tamas. Ma se il mio cor...
Machmut.   T’accheta: nel vincolarsi il figlio
Prenda dal genitore, non dal suo cuor, consiglio.
Tamas. E se l’odiassi?
Machmut.   Degna d’amor Fatima io stimo;
Ma se la sposa odiassi, tu non saresti il primo.
Tamas. Che nozze! che sponsali! che barbaro costume!
L’approvano le leggi, e lo comporta il Nume?
Machmut. Sì, di Maccone stesso, d’Alì, ch’indi si onora,
E dei dodici Imanni, che venner dopo ancora,
Questa è la legge: a noi tener non è vietato
Schiave quante vogliamo nel serraglio privato.
Non è dall’Alcorano aver più mogli escluso,
Ma prenderne una sola è fra Persiani in uso.
E questa non s’apprezza dal vezzo, o dai colori,
Ma dal poter del padre, dai schiavi e dai tesori.
Costei che a te in isposa da me fu destinata,