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LA SPOSA PERSIANA 195
Fosse spirata almeno allor quando si svenne!

Ed io colle mie mani, per onta e per dispetto.
Avessi a quell’indegna strappato il cuor dal petto.
O sarei morta, e avrei di tormentar finito,
O Tamas fora1 meco per amor mio fuggito.
Or la rivale è viva, io fuggo invendicata,
Da Tamas, non so bene, se amata o disamata.
Curcuma. Orsù, l’ora s’appressa d’andarsene bel bello,
Sorella. Ah no, sorella, caro eunuco fratello.
Vedete a che m’espongo per compassion di voi.
(Curcuma non è pazza, anch’ella ha i fini suoi). da sè
Ircana. Tamas creder mi fece, che fossi 2 a me nemica.
Curcuma. Ecco smentito il falso, ecco se sono amica;
Per voi l’onore arrischio, la vita, ed ogni cosa.
(Ma parto, e meco porto le gioje della sposa). da sè
Ircana. Ohimè! dimmi qual traccia noi nel fuggir terremo?
Curcuma. Fuori dell’uscio appena Bulganzar troveremo;
Egli che sa le vie, sa gli usi e sa il costume,
De’ platani fra l’ombre si terrà lungo il fiume;
E fatto chetamente un miglio di cammino,
In Zulfa troveremo per noi miglior destino.
Zulfa è città vicina ad Ispaan, è vero.
Ma del commercio il grazia soffre più dolce impero.
Colà ci son gli Armeni, ricchissimi mercanti;
Essi ci compreranno a denari contanti;
E vo’ che scommettiamo, così per opinione3,
A chi faran di noi maggior esibizione.
Ircana. Ah voglia il Ciel non sia peggior la mia caduta!
Ma tutto arrischiar dee donna che è già perduta.
L’ora del partir nostro guarda che invan non passi.
Curcuma. No. no: più certo è il colpo, quando più tardo fassi.
Gioje ne avete prese?
Ircana.   Fatto ho un fardello in fretta.

  1. Ed. Zatta: saria.
  2. Così l’ed. Zatta. Le edd. Pitteri e Pasquali: foste.
  3. Ed. Pitteri; oppinione.