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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1927, XXIV.djvu/202

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198 ATTO QUINTO
Fatima. Alzati. (alla voce di Fatima, Tamas s’alza in tempo, e Ircana cade sull’origliere.

Ircana.   Non toccarmi.
Tamas.   Stelle, che vedo?... Ircana?
Tanta1 di sangue hai sete?
Ircana.   Sì, ma dal ferro istesso
Anche Ircana svenata ti giacerebbe appresso.
Tamas. Perfida, in ricompensa di tanto amor, tal sdegno?
Va’, il feroce tuo cuore di mia pietade è indegno.
Fatima. (Fatima, è questo 2 il tempo colla pietà e l’amore
Di guadagnar Io sposo, d’incatenargli il core), da sè
Tamas?...
Tamas.   So che vuoi dirmi; è la seconda volta
Questa che tu mi salvi.
Fatima.   No, le mie voci ascolta.
Questo che Ircana opprime eccessivo furore,
Non è che un tristo avanzo 3 d’un eccesso d’amore.
Da questo amor tiranno, oppressa al par di lei,
Tamas, te lo confesso, non so quel ch’io farei.
Tamas. Tu in suo favor mi parli, perchè a colei mi doni?
Fatima. No perchè tu l’adori, ma perchè le perdoni.
Tamas. Odila, Ircana.
Ircana.   Io l’odo; odo di scaltra i detti,
Che guadagnar procura con dolcezza gli affetti.
Tamas. Quell’ostinato orgoglio mi stancherà.
Fatima.   Non vedi,
Ch’ella d’amor delira? Tu a Fatima non credi?
(ad Ircana
Ora mi crederai. Signor, costei m’insulta,
Non deve una tua sposa esser derisa e inulta.
D’una rivale ardita chiedo al tuo cuor vendetta;
La pretendo, la voglio. (a Tamas
Ircana.   Ora ti credo. (a Fatima
Fatima.   Aspetta. (ad Ircana

  1. Ed. Zatta: tinta.
  2. Ed. Pitteri: questi.
  3. Ed. Pitteri: avvanzo.