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Ma ghè molte maniere de far rider la zente.
     Senza toccar l’onesto facendo l’indecente.

Contro Curcuma lanciò un sonetto caudato anche l’abate dottor Giuseppe Cherubini, detto Chiribiri, poeta granellesco e planomaco, molto amico dei due Gozzi, il quale incomincia: “Nella gran Sposa Persiana immortale. Una vecchiaccia ha introdotto l’Autore...” (v. Poesie Bernesche dell’Autore dei Miei Pensieri, Venezia, Graziosi, 1767, pag. 109). Del resto bisogna concludere, continua l’anonimo,

Cavada dalla Persia no la gà più defetto,
     E la Comedia è degna de quel bell’intelletto.
Me par de veder Tamas un ferro alquanto ruzene
     Che xe tegnù dal favro tra ’l martello e l’ancuzene.
L’idea del tutto è rara, l’è quel che se pol far,
     E per chi ben intende gh’è molto da imparar.

A questa e ad altre critiche porse orecchio il Goldoni (che nella se. 8 del terzo atto si era fieramente lagnato degl’" indegni " e “scellerati satirici cantori”) e si difese davanti al pubblico, come già il Molière, in una scena del Festino (a. II, sc. 12), ultima commedia recitata in quell’anno comico (v. vol. XI, pp. 55-57). Madama Doralice poteva a ragione vantare

Eppure è un’opra tale, che trentaquattro sere
     Ha sempre fatto gente, e a tutti diè piacere.

Non basta conoscere i serragli di Costantinopoli:

L’autor di quei di Persia dipinto ha il ver costume.
     Dai viaggiatori ha preso norma, consiglio e lume.

Poteva bensì risparmiare il discorso sul caffè, ma quella comicissima e “linguacciuta” di Curcuma vuol divertire Alì. Molti condannano l’amore improvviso di Fatima, ma

Chi parla in guisa tale, mostra che le sia oscura
     La condizion di donna chiusa fra quattro mura.

Quanto poi all’Ircana, guai a chi la tocca I esclama argutamente Doralice Bresciani:

     Se mi toccate Ircana, io fremo come un angue:
lo trovo il suo carattere bellissimo, perfetto.
     Mille volte al poeta io dissi: oh benedetto!

Se questo bastò a far tacere un pochino i coetanei del Goldoni, nulla servì presso i posteri. Nel fondo della sua coscienza il commediografo veneziano non si sentiva tranquillo. Nella Risposta al Baffo, mettendo da vicino la Sposa Persiana e il Filosofo Inglese, affermava

Questa gha più sostanza, e quella più apparenza.

La sua erudizione persiana, che ingombra tanta parte della commedia e che ci riesce oggi insopportabile, era, si può dir, tutta quanta attinta dal vol. V (1735) dello Stato presente ecc., come notò con un diligente esame la signorina Maria Ortiz (l. c., p. 39 e sgg.): egli traduce talora liberamente in goffi settenari la goffa prosa della versione italiana (cfr., per esempio, atto III, sec. 3, e Stato presente, t. V, pp. 218-219). I nomi stessi di Machmut, di Tamas, di Curcuma ecc. si trovano qua o là nelle pagine del fido autore; quello di Fatima è anche nell’Alzira di Voltaire. Si direbbe che perfino l’argomento gli