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troppo vivace Duchessa, non doma dall’età, iniziava agli amori il giovinetto conte Giuseppe Gorani (v. Carteggio Verri cit, val. I, parte Ia, pag. 424, n. I). Il Carducci stampò qualche frammento delle sue lettere al figlio primogenito Giovan Galeazzo, dove si mostra fra l’altro invaghita, nel ’64, della Nuova Eloisaì e dell’Emilio di G. Rousseau “scrittore stravagantissimo, ma ingegno senza pari” (l. c., pag. 26). Più tardi la vediamo recitare la Ipermestra di Lemierre con la contessa e poetessa Paolina Suardo Grismondi (Lesbia Cidonia. - Vedi E. Rota, L’intesa intellettuale franco-italiana prima della Rivoluzione, in Rivista delle Nazioni Latine, I sett. 1917, pag. 58). Nel 1770 accettò la dedica di uno strampalato dramma, I Solitari, di Giovanni De Gamerra, da lei protetto (E. Masi, Sulla storia del teatro ital. nel s. XVIII, Firenze, 1891, pag. 315). Nel 1783 la procuratessa Caterina Dolfin Tron, ospite di Gian Galeazzo a Gorla, scriveva di lei al marito Andrea: “Ell’è una vecchia piena di fuoco” (E. Castelnuovo, Una dama veneziana del s. XVIII, “estratto” dalla Nuova Antologia, 15 apr. 1882, pag. 25; e P. Molmenti, Epistolari Veneziani del s. XVIII, Palermo, Sandron, 1915, pag. 178). Morì la Duchessa nel 1790. Questa lode certamente le è dovuta, che dal suo salotto uscirono i più liberi e arditi ingegni della vecchia Milano di Maria Teresa, come il Verri, il Parini, il Gorani. Lo stesso figlio Gian Galeazzo, nella follia della Rivoluzione, gittò la chiave di ciambellano e la corona di duca, fu membro del Direttorio Cisalpino, accompagnò galantemente da Parigi a Milano madama Beauharnais Bonaparte, e l’ospitò nel proprio palazzo (notizie e parole del Carducc., l. c., pag. 25 e dell’Albo Pariniano di G. Fumagalli, Bergamo, 1899, pp. 33-34).

Sulla Serbelloni v. anche F. Salveraglio, prefazione alle Odi dell’ab. G. Parini, Bologna, 1882, pp. XI, XII, XVI; L. Ferrari, Del “Caffè” Periodico Milanese del s. XVIII, Pisa, 1899, pag. 12; G. Mazzoni, Tutte le opere edite ed inedite di G. Parini, Firenze, Barbera, 1925, pp. 357, 491 e 1050 (a pag. 491 riferisce il famoso epigramma: “Cari figli non piangete, — Che, se nati ancor non siete, — Non potendo vostro padre, — Vostra madre vi farà”; e la nota del Reina: “Il marito della Duchessa Serbelloni Ottoboni, uomo burbero, erasi per un capriccio diviso di stanza dalla moglie. Il Parini, scrivendogli questo scherzo, gli trasse di capo il mal umore”); e molti altri. Sulla famiglia Serbelloni qualche notizia ci dà il Carducci, l. c., qualche altra si legge nell’Albo Pariniano cit. Sulla famiglia Ottoboni, a cui il Goldoni accenna, vedi il Nuovo Dizionario Istorico di Bassano, t. XIII, 1796; le Inscrizioni Veneziane del Cicogna, passim; e sopra tutto le Famiglie celebri del conte Litta.

G. O.


La Sposa Persiana fa stampata la prima volta nel t. I del Nuovo Teatro Comico dell’Avv. C. G., che usci presso Franc. Pitteri a Venezia nel 1757; fu ristampata nell’anno stesso a Bologna (a S. Tomaso d’Aquino, t. XII) e più tardi a Venezia, più volte (Savioli, t. I. 1772; Pasquali, t. XIII, 1774; Gatti, 1784; Zatta. t. I. cl. 3a, 1792), a Torino (Guibert e Orgeas, t. 1, 1774), a Livorno (Masi, t. X, 1789), a Lucca (Bonsignori, t. IX, 1789) e forse altrove nel Settecento. Nella ristampa nostra fu seguita principalmente l’edizione Pitteri, curata dall’autore stesso. Le note a piè di pagina, in carattere corsivo, appartengono al Goldoni; le altre, segnate con cifra, appartengono al compilatore dell’edizione presente.