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LA PERUVIANA 247


SCENA IX.

Zilia, poi Monsieur Deterville.

Zilia. Sarei felice appieno, lieto il mio cuore in petto

Avrei, se meco fosse vicino il mio diletto.
Amabile è lo stato, che m’offre il Ciel pietoso.
Aza, mio caro Aza! Tu lo rendi cruccioso.
Ah s’egli è ver, ch’io possa sperar di rivederti,
Allor gradirò i beni, ch’ora son beni incerti.
Deterville. (Sfuggir vorrei la pena... ma mi strascina il cuore).
da sè
Zilia. Bella lusinga in seno... Ah ditemi, signore,
(vedendo Deterville
Questa superba villa?...
Deterville.   Vostra è già, lo sapete.
Se a me voi ne parlate, mi sdegno, e m’offendete.
Zilia. Nè ringraziar vi posso?....
Deterville.   No, non è tempo ancora;
Grazie, quand’io lo merti, mi renderete allora.
Zilia. Per me donna infelice, che far di più potete?
Deterville. Quel che per voi ho fatto, Zilia, or or lo saprete.
Ditemi, in mezzo a questi comodi della vita
Mancavi nulla?
Zilia.   Ah mancami con Aza essere unita.
Deterville. Aza è il vostro tesoro, Aza serbate in cuore,
E Deterville non merta gratitudine e amore?
Zilia. Anima genaosa, sa il Ciel se vi son grata;
Se Aza non fosse al mondo, mi avreste a voi legata.
È ver, tempo non ebbi di maritarmi ad esso,
Ma il fatto e la parola fra noi sono lo stesso,
E morirei piuttosto che a lui mancar di fede,
A lui che mi fu tolto dal Ciel che me lo diede.
Deterville. Amabile cotanto è il mio rival felice?
Zilia. Aza è amabile, è vero; negarlo a me non lice.