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LA PERUVIANA 267
Pierotto. (Parla da sè, e sospira. Che cosa sarà mai?) da sè

Deterville. (Ecco la mia vendetta). (fremendo
Pierotto.   (Oh se vi son de’ guai!)
Deterville. (Ma che farò?) da sè
Pierotto.   Signore, cotanto non v’affanni...
Deterville. Chetatevi, importuno.
Pierotto.   Non parlo per cent’anni.
Deterville. (Zilia lo sappia... ed io avrò sì crudo il cuore
Di darle da me stesso sì barbaro dolore?
Piangere la vedrò dinanzi agli occhi miei?
Alla tiranna odioso più allor divenirci1). da sè
Pierotto. (Non gli domando nulla). (osservando le sue smanie
Deterville.   (Ma il ver celar non deggio.
Che se si scopre, è male; se non si scopre, è peggio).
Pierotto.
Pierotto.   Signor mio.
Deterville.   D’uopo ho di voi.
Pierotto.   Son qui.
Deterville. Posso di voi fidarmi?
Pierotto.   Per me direi di sì.
Deterville. Questo foglio tenete; ve lo confido aperto,
Giacché la fede vostra conosco, e ne son certo.
A Zilia nelle mani recatelo voi stesso,
Subito che potete.
Pierotto.   Vado a recarlo adesso.
Deterville. Bene.
Pierotto.   Gliel’ho da dare, sia sola o in compagnia?
Deterville. Abbialo in ogni guisa.
Pierotto.   La cura sarà mia.
Vien Rollino correndo.
Deterville.   Che rechi?

  1. Così nelle edd. Pitteri e Pasquali, e nelle ristampe di Bologne. Nella ristampa torinese e nell’ed. Zatta si legge: più allora diverrei.