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LA PERUVIANA 273
Zilia.   Lo spiegherò, ma devi

Soffrir ch’io non lo faccia con tronche voci e brevi;
Che se lodar io deggio quel che pietà mi usa.
Vuol la ragion che sia la lode mia diffusa.
Tu Deterville conosci, ma nol conosci appieno:
Un’anima d’eroe chiude nel di lui seno1.
Basta, perchè tu sappia quanta virtude ha in petto,
Il dir che ti somiglia nel cuor, nell’intelletto.
Egli cogli ori miei, che pure eran sue prede,
Questo asilo comprommi, fatta ha qui la mia sede.
Dir non ti posso intera la sua pietà, il suo amore.
Mi trattò da sovrana nata in regio splendore.
Sappi di più, donando merto col vero a lui,
Poteo Zilia infelice destar gli affetti sui.
Ma tenero egualmente, che generoso e onesto,
Mostrò più che in tutt’altro, la sua virtude in questo.
Tacque per riverenza lunga stagione oppresso,
Che fossi tua l’amante mi procurò egli stesso.
Tanta virtù sublime m’incanta e m’innamora,
Merta che a te sia nota, che tu lo lodi ancora.
Pregoti al cuor gentile essere grato e umano;
Ma il chiedere giustizia al tuo bel cuore, è vano.
Sei per uso gentile, sei per costume antico,
Dei generosi amante, delle grand’alme amico.
E se da un uom sì grande resa felice io fui,
Il cor vorrai dividere fra la tua sposa e lui.
Aza. Zilia, s’io t’amo e stimo, ravvisalo da questo:
L’innocenza comprendo del tuo parlare onesto.
Amerò Deterville, te lo prometto.
Zilia.   Io quanto
Dirti dovea, ti dissi; fa tu meco altrettanto.
Chi è colei che vien teco?
Aza.   D’uno Spagnuolo è figlia,
Che in virtù, che in pietade, a Deterville somiglia.

  1. Nell’ed. Zatta: si chiude nel suo seno.