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296 ATTO QUARTO

SCENA X.

Zulmira e detti.

Zulmira. Il Ciel, felici amanti, secondi il desir vostro.

Sturbarvi non intendo, or che eravate soli;
Lasciate che per poco vi goda, e mi consoli.
Aza. Ebbi di voi, Zulmira, finor stima e rispetto;
Ora mi dispiacete col simulato affetto.
In voi regnar io vidi finor bella virtù.
Se la cambiate in vizio, no, non vi stimo più. parte

SCENA XI.

Zilia e Zulmira.

Zilia. A che venir, signora, sollecita cotanto

A rallegrarvi meco del mio fedele accanto?
Zulmira. Seppi gli sdegni vostri, seppi l’irata face,
E maraviglia femmi la prestissima pace.
Venni per darvi un segno del mio sincero affetto.
Zilia. Gioia la pace nostra vi desta, ovver dispetto?
Zulmira. Voi mi parlate in guisa...
Zilia.   Parlo col cuor sincero.
Spiaccia, o dispiaccia, il labbro uso fu sempre al vero.
Aza se amate, io stessa lodo l’amore in voi;
Riverenza ed affetto mertano i pregi suoi.
Amo anch’io Deterville con un amore onesto.
In voi per Aza mio la stima io non detesto;
Ma se la fiamma vostra a possederlo aspira,
Vi lusingate in vano, credetelo, Zulmira.
Vaghe son le Europee, bellissime le Ispane;
Ma san legar i cuori ancor le Peruviane. parte