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LA PERUVIANA 313

SCENA ULTIMA.

Madama Cellina, Don Alonso, Donna Zulmira e detti.

Cellina. Quanto rumore! andate. (a Don Alonso

Alonso.   Voglio partir, ma pria
Giust’è che a me da voi soddisfazion si dia.
(a Deterville
Zulmira. Soddisfazion da tutti voglio col padre mio.
Egli si chiama offeso, e son offesa anch’io.
Deterville. Aza per tutti noi saggio, amoroso e grato.
Soddisfi la figliuola1 e il genitor sdegnato.
Aza. Signor, qual fui finora, un figlio vostro io sono.
Offro, se nol sdegnate, a lei la destra in dono.
Zulmira. A me? Zilia che dice?
Zilia.   Sua Deterville mi rese.
Cellina. Eh, a due non si maritano le donne al mio paese.
Zilia. Dice il ver? (a Deterville
Deterville.   Lo confermo.
Zulmira.   Voi mi date la mano?
ad Aza
Aza. Eccola.
Alonso.   Ma in qual guisa?
Zulmira.   Altro sapere è vano.
Aza sarà mio sposo? Aza verrà con noi?
Aza.   Sì, sdegnosetta.
Zulmira. Basta, sapremo il resto poi.
Deterville. Pria che sì lieto giorno vada all’occaso affatto,
Possiam di doppie nozze formar doppio contratto.
Alonso. Farassi un tal contratto nell’ispanico suolo,
Tra il figlio d’un monarca e un cavalier spagnuolo.
Zilia. Oh Cieli! in un momento sento cambiarmi il cuore,
Sento cambiare in seno gli effetti2 dell’amore.
Di Deterville al fianco trovomi or più contenta:

  1. Ed. Zatta: soddisfaccia a alla figlia e al ecc.
  2. Nella rist. torinese e nell’ed. Zatta: affetti.