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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1927, XXIV.djvu/35

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GIUSTINO 31
Per vincer sempre, e per recarti a’ piedi

Nemici oppressi e debellate insegne.
Arianna. Allor che avrai di forte spada adorno
Il fianco tuo, meco verrai, che d’uopo
Avrò di te.
Giustino.   L’onor de’ cenni tuoi
Sarà mia gloria.
Arianna.   (Or che vestir destino
Spoglia virile, e seguitar lo sposo,
Vuo’ del forte garzon compagna farmi). parte

SCENA IX.

Eufemia, Giustino e guardie.

Eufemia. Che mai vorrà l’imperatrice?

Giustino.   Invano
Lo chiedi a me, nol so. Quando il sapessi1,
Non lo direi.
Eufemia.   Perchè?
Giustino.   Perchè insegnommi
Il padre mio, che mai non parla invano 2,
Che fidar non si de’3 segreto a donna.
Eufemia. A una donna però che te sol ama4,
Confidar lo potresti.
Giustino.   Eufemia dunque,
D’Anastasio germana, ama Giustino?
Eufemia. Chi non s’accenderebbe 5 al vivo raggio
Di sì bella virtù?
Giustino.   L’amor sospendi;
Degno ancor non ne sono. Attendi prima,
Che con magnanim’opre 6 io giunga a segno

  1. Ms.: Lo chiedi a me. Nol so; quando il sapessi ecc.
  2. Ms.: che mai favella in vano.
  3. Ms.: dee.
  4. Ms.: sol’ama.
  5. Ms.: si accenderebbe.
  6. Ms.: Che con opre gloriose.