Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1927, XXIV.djvu/383

Da Wikisource.

IRCANA IN JULFA 379
Del ver che il foglio ha impresso deesi veder la prova.

Prenditi le tue gioje.
Ircana.   Queste più mie non sono:
A voi schiava le deve, sia per tributo, o dono.
Demetrio. No, t’inganni; in tal guisa di profittar non uso.
Serbale in tuo potere. Prendile.
Ircana.   Io le ricuso.
Bulganzar. Se voi le ricusate, se l’Armeno non è
Avido di tai gioje, le tenirò 1 per me.
Demetrio. Recale alle mie mani.
Bulganzar.   Eccole.
Demetrio.   In altro stato
Saran degne d’Ircana.
Bulganzar.   Sono pur sfortunato.
Tenete anche le vesti.
Demetrio.   Là puoi ripor le spoglie.
Bulganzar. Almen qualche cosuccia.
Demetrio.   Esci di queste soglie.
Bulganzar. La risposta nè meno?
Demetrio.   Vedrò io stesso Alì.
Vattene, Bulganzar.
Bulganzar.   E ho da partir così?
Ircana. Deh se Tamas rivedi, digli che viva, e speri.
Bulganzar. Guadagnasi pur poco a far certi mestieri.
Un uom della mia sorte merta esser ben pagato;
Ma il mestier del mezzano venuto è a buon mercato.
(partono i due Neri

SCENA IV.

Ircana e Demetrio.

Demetrio. Puoi, se t’aggrada, Ircana, cambiar le spoglie armene.

Ircana. Cambiar vesti non curo; cambiar vorrei di pene.
Demetrio. Queste dal tuo bel core involerà il destino.

  1. Edd. Savioli e Zitta e rist. torinese: serberò.