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IRCANA IN ISPAAN 429
Il figlio mio chi ha ucciso?

Ircana.   Crudel! tu l’uccidesti.
Machmut. Io l’uccisor del figlio? No, perfida, il mio sdegno
Seco a ragion mi accese, ma non fino a tal segno.
L’odiai sposo infedele, l’odiai di te consorte;
Sì che bramai punirlo, ma non colla sua morte.
Tu, di furore accesa, perfido core ingrato.
Per vendicar tuoi scorni, tu l’averai svenato.
Ircana. No, di sua mano istessa Tamas ferir si vide.
Muoio, diss’ei cadendo, e il genitor mi uccide.
Sì, il padre mio, soggiunse, padre inumano, ingrato,
Che del mio cuore ad onta, m’ha all’imeneo forzato1;
Pianger, pregar non valse del genitore al piede,
Seco vantar fu vano l’amor mio, la mia fede;
Strinsi l’odiata sposa a mio dispetto al seno.
Sarà contento il padre, sarà contento appieno.
Ecco (alzando la destra) ecco il tremendo effetto...
Machmut. Ah tu, crudel, lasciasti, ch’ei si ferisse il petto?
Ircana. Sì, a quella vista, in seno intenerir m’intesi,
Ma dal tuo cuore istesso a incrudelire appresi.
Dissi fra me in quel punto, s’io lo sottraggo a morte,
Sposo di me infelice, qual sarà la sua sorte?
Esule, in odio al padre, senza soccorso e amici,
Meco dovrà, vivendo, menar giorni infelici.
Pria di penar coll’odio del genitore intorno,
Di lunga etade i danni finiscano in un giorno.
Ei mi preceda a morte, lo seguirò fra poco:
Vivremo entrambi uniti per sempre in miglior loco.
Giace colà fra i tronchi il figlio tuo ferito,
E di seguirlo è pronto il mio coraggio ardito.
Machmut. Tamas, se spiri ancora, il mio soccorso aspetta;
Vedrai nel sangue mio, vedrai la tua vendetta.
Sulla caduta spoglia voglio morir...
(avvicinandosi verso la scena

  1. Nelle edd. Savioli e Zatta e nella ristampa torinese: sforzato.