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IRCANA IN ISPAAN 431

SCENA VIII.

Tamas e detti.

Tamas. Eccomi a’ piedi tuoi. (si getta a’ piedi di Machmut

Machmut.   Tamas, ritorna in vita.
Dove, mio caro figlio, dov’è la tua ferita?
Tamas. Deh, genitor, perdona l’arte pietosa, umana;
La mia ferita ho al cuore, la feritrice è Ircana;
Sì, mi piagar quei lumi della fedel consorte,
E il tuo rigore, o padre, darmi potea la morte.
Ella il tuo cuor calmando, porse al mio male aita,
Tu, genitor pietoso, tu mi richiami in vita.
(Machmut guarda confusamente Tamas ed Ircana
Ircana. Ecco di nuova colpa rea questa donna ultrice;
Ma se ti rende un figlio, per te colpa è felice.
Tu l’odieresti ancora, se il mio pietoso inganno
L’odio non ti cambiava in amoroso affanno.
Ma se lodata è l’opra, allor che giova e piace,
Deesi punir talora chi meditolla audace?
Tu perdonasti al figlio, sia la tua gioia intera.
Tamas trionfi, e Ircana sia condannata, e pera.
(Machmut guarda i due come sopra
Tamas. Padre, possibil fia?
Ircana.   Non domandargli in dono
La vita di una rea, chiedi per te il perdono,
Prostrati innanzi a lui; della tua sposa esangue
Di’ che gli basti il pianto, di’ che gli basti il sangue.
Tamas. Deh genitor, la vita... (inginocchiandosi
Ircana.   Suocero, a me la morte.
(inginocchiandosi
Machmut. (Resistere chi puote? ah, non ho il cuor sì forte).
Sorgete.
Tamas.   Sperar posso il padre mio placato?