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452 ATTO TERZO
Scusa l’amor protervo che consigliommi altero.

Scusa il mio cuor sedotto da un ciglio lusinghiero.
So che a tua figlia un torto feci incostante, ardito:
Son di mia debolezza, son del mio error pentito.
Vuoi di più? non ti basta, anima generosa,
Ch’umil perdon ti chieda?
Osmano.   Fatima di chi è sposa?
Alì. Tu mi parlasti al campo con tal disprezzo, Osmano,
Qual fossi al mondo nato da genitor villano.
Non vanta la mia stirpe l’onor de’ semidei.
Ma colla plebe abietta me calpestar non dei.
Tamas ha più tesori, mercè fortuna ed arte;
Mi fece il padre suo di sue ricchezze a parte.
Figlio son di tal padre, che noto è al regal soglio...
Osmano. Fatima di chi è sposa? questo saper io voglio.
Tamas. Fatima (ti consola), Fatima è già contenta;
Dubbio non v’è che il padre a sospirar lei senta.
Gode tranquillo stato, se tu la lasci in pace,
Del suo destino è paga, lieta sen vive, e tace.

SCENA V.

Ircana dalla porta con due Soldati, e detti.

Osmano. Non si risponde a tuono a quel che Osman vi chiede.

Fatima di chi è sposa?
Tamas.   Del padre mio l’erede
Fatima sarà meco...
Ircana.   Tamas il ver non taccia:
Il destin della figlia pubblichi al padre in faccia.
Non giungavi il timore ad avvilir così. (a Tamas ed Alì
Osman, Tamas è mio. Della tua figlia è Alì.
Osmano. Tanto saper mi basta, superbe anime ardite!
(sfodera la spada