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530 ATTO SECONDO
D. Ximene. Lo so che don Alonso arde per voi non meno,

Ma invano egli contrasta la pace a questo seno.
Voi foste una mia preda, siete una schiava, e voglio
L’amor vostro in tributo.
Delmira.   Amor non usa orgoglio.
Se mi amaste davvero, meco sareste umano.
Se una passion vi accieca, voi la nutrite invano.
Saprò morir piuttosto che cedere vilmente
A un desio forsennato che insulta un’innocente.
D. Ximene. La ripulsa il mio foco non scema e non ammorza;
Posso con una schiava, posso adoprar la forza.
Cedere tuo malgrado all’amor mio dovrai.
Delmira. Morir voi mi vedrete, ma cedere non mai.
D. Ximene. Servi, ai lacci primieri torni quel cuor ingrato.
(alla voce di don Ximene escono i Servi

SCENA V.

Don Alonso e detti.

D. Alonso. Sul cor della fanciulla chi tal poter vi ha dato?

D. Ximene. È mia schiava Delmira.
D. Alonso.   L’avvinse il braccio mio
Egualmente che il vostro. Son suo signore anch’io.
D. Ximene. Si dividan le prede. Delmira io sol pretendo.
D. Alonso. Non s’insulti Delmira; io l’onor suo difendo.
D. Ximene. Voi l’amate.
D. Alonso.   Nol nego.
D. Ximene.   Qual dritto in voi maggiore
Collocò la ragione per disputar quel core?
D. Alonso. Don Ximene, cessate da una passione insana.
Donn’Alba è vostra sposa, donn’Alba è mia germana.
Del nodo a lei promesso mantenitor son io,
Nè soffrirò che insulto si faccia al sangue mio.
Delmira. Ah signor, quale affetto per me vi accende il core?