Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1927, XXIV.djvu/83

Da Wikisource.

GIUSTINO 79
Il novello periglio; impero e vita

Gli calerà. Per un sospetto ingiusto
Privarsi non vorrà del valoroso
Campion, del cui valor prove ha cotante.
Arianna. Tu non conosci d’Anastasio il core;
Lo conosco ben io1 sposa infelice.
Cori costante nell’amor ei fosse,
Com’è2 nell’odio.
Eufemia.   Il ritentar non nuoce.
Spero grazia ottener. Questa speranza
Mi tiene in vita. 3 Morirei, se avessi
Tal conforto smarrito. Amo Giustino
Più dell’anima mia. Salvarlo io voglio.
Ma se perir, ma se cader dovesse,
Fida m’avrà del suo destin compagna. parte

SCENA IV.

Arianna sola.

Va pure; io per Giustin non ho coraggio

Di porger preci; accrescerei con voti
Gl’ingiuriosi sospetti. Il Ciel protegga
Quell’infelice, e l’onor mio difenda.
Dura cosa è soffrir mercede ingrata
Da uno sposo adorato, e che cotante
Abbia costate lagrime e sospiri!4
Di noi misere donne amor crudele
Giuoco si prende. Ei ci figura il nodo
Soave sì, che sospirar ci sprona
Il momento fatal, che da noi stesse5

  1. Ms.: ben io.
  2. Ms.: Come è.
  3. Nel ms. c’è punto e virgola.
  4. Ms.: Costati abbia sospiri, e tanti pianti.
  5. Così segue nell’autografo: Fa, che il collo porgendo al duro giogo — Perdiam la libertà. L’empio, promette — Mille contenti. Il seduttor colora — Tutti i difetti dell’amante e agl’occhi — Della credula Sposa i vizi stessi — Fa che sembrin virtudi. Ah quanto poco — Dura colesto inganno! Appena il primo — Foco s’estingue ecc.