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112 ATTO PRIMO
Il macedone invitto,

Che per spargere i doni ai suoi soldati,
Ha bisogno di dar gli ori usurpati?
Leonato. Chi sei tu, che sì ardita
Osi di favellare?
Statira.   In me rispetta
Statira, primogenita
Del monarca di Persia.
Leonato.   Assai mi parve
Rispettare il tuo grado, allor ch’io chiesi
A te ancor sconosciuta
Di poter obbedire al mio sovrano.
Statira. Oltre passar tu ti lusinghi in vano.
Leonato. Non cimentar, Statira,
Il dover di un vassallo.
Statira.   Olà! si ardisce
Una figlia reale
Con minaccie tentare? In Macedonia
Le sublimi donzelle
Si rispettan così? L’eroe famoso,
Sotto cui militate, a voi guerrieri
Tai precetti dettò? Non si risente
La natura, l’onor, le leggi, il dritto
Delle genti e dei re? Su via, seguite
Questa nobile impresa. Il fin dell’opra
Senza tremare attendo.
Sono miei quei tesori; io li difendo.

SCENA VII.

Alessandro, Efestione, Soldati e detti.

Alessandro. Che mai tenti, Leonato?

Leonato.   Invitto sire,
Del mondo domator, mira una donna,