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114 | ATTO PRIMO |
Dalla mia man la sua mercede attende,
Ma non merta mercè chi la pretende.
Statira. Or la cagion comprendo
Perchè a pro d’Alessandro
Preser gli Dei l’impegno.
Leonato. Per te il mondo, signor, è un picciol regno. (parte
SCENA VIII.
Alessandro, Efestione, Statira e Soldati.
Non è nuovo il tuo volto.
Statira. È ver, ti vidi,
E me vedesti un giorno
Dell’Eufrate alle rive.
Alessandro. (Hai tu memoria,
Efestion, di costei?)
Efestione. (Sì, quella è appunto,
Di cui tu mi parlasti. Al primo istante
Piacqueti il bel sembiante. Ella è Statira.
Ella è di Dario la real donzella).
Alessandro. (È ver, ma agli occhi miei sembra or più bella).
Statira. (Guardami, e col guerriero
Bassamente ragiona. Io non dispero
Di acquistar il suo cor).
Alessandro. Deh! rasserena,
Principessa, il bel ciglio. Io qua non venni
Per usurpar il trono
Del re tuo genitor. Mi offese, è vero,
Sprezzando il mio poter, d’ingiurie e scherni
Caricando il mio nome, a’ piedi suoi
Desiando vedermi
Supplice, prigionier. Giurai vendetta,
La procuro coll’armi. Egli mi renda