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GLI AMORI DI ALESSANDRO 119
Signor, del nome mio?

Leonato. Parlarne intesi
Con rispetto e stupor. Chi il tuo bel volto,
Chi il bel labbro dipinse, e chi il bel ciglio
Ma la beltà maggiore,
Che in te fummi lodata, è il tuo bel core.
Barsina. (Non vorrei che Statira
Sopraggiungesse ancor).
Leonato.   (S’io re non sono,
Regio sangue ho nel cor, e non indegno
Della prole di Dario).
Barsina.   (Agli occhi suoi
Parmi non dispiacer).
Leonato.   (Ma s’or mi scopro,
D’irritarla pavento).
Barsina. (Ah! non vorrei
Lusingare il mio cor).
Leonato.   Del tuo destino,
Principessa, mi duole. Io, se ti aggrada,
Posso farlo miglior.
Barsina.   Signor, chi puote,
Sia pietà, sia giustizia,
Il dono ricusar?
Leonato.   Dimmi, Barsina,
Hai tu ancora d’amor piagato il core?
Barsina. (Mi fa arrossir). No, non conobbi amore.
Leonato. (Questa cara ignoranza
Accresce i pregi suoi). Negar sapresti
A un amante mercè?
Barsina.   Non chiudo in petto
Anima sconoscente a un giusto affetto.
Leonato. Se ti offrissi un legame?
Barsina.   Al mio destino
La fronte piegherei.
Leonato.   (Vincerla io spero).