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GLI AMORI DI ALESSANDRO 125
So che non piacerà. Mi è noto il foco

Che nel seno ti accese
La virtù di Alessandro, o a dir più giusto,
Il suo volto, il suo cor, la sua fortuna.
So che speri il bel nodo, e ti lusinghi
Alla patria donar riposo e pace.
Ma il colpo andò fallace; in questo punto
Giunta è Rossane amabile, vezzosa,
Che dell’eroe di Macedonia è sposa.
Statira. Ah! perfido, tu vieni (si alzano
A insultarmi con gioia. Il so, Rossane
Fu l’amor d’Alessandro,
Ma sua sposa non è. Di lui gli amici
Condannaro un tal nodo, e non pavento
Che quell’eroe che a immortalarsi inclina,
Anteponga una schiava a me reina.
Ite a cercar mio padre. A chi di voi
Lo ritrova primiero,
Impegno la mia fede,
Avrà d’oro e d’onori ampia mercede.
Lisimaco. Fidati pur di me. Di tanti amici
Io mi posso vantar, che da per tutto
Quel che gli altri non sanno,
Saper mi comprometto.
La patria, il sito, il tetto
Dove Dario si cela,
Trovar non mi confondo.
Lo saprò s’egli fosse in capo al mondo. (parte
Policrate. Statira, io dagli Egizi
Traggo l’origin mia. La scienza antica
Del numero divino
La mia mente coltiva. Ove si trovi
L’infelice signor di questo regno,
Colla cabala mia trovar m’impegno. (parte
Niso. Oh! stoltezza inaudita. Un dì costoro