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132 ATTO PRIMO
Trenta vaghe donzelle ad un convito,

Mi ha la bella Rossane il cor ferito;
La beltà del suo volto, i suoi costumi,
I sovrani pensieri, il cor gentile
Mi fè stupir, che in barbara nazione
La natura volesse
Mostrare il suo poter. Premiar proposi
Il merto e la virtù. Quel cor sublime
Parvemi non indegno
Dell’amante mio core e del mio regno.
Sì, la destra a Rossane
Promisi, è ver, e l'averei serbata
Solamente per lei. Ma i capitani
E i soldati medesmi e i cari amici
Mormorar si sentiro. Ogni un sdegnava
Ch’io rendessi mia sposa una mia schiava.
Dissi allora a me stesso: Avrò la terra
Conquistata con gloria, ed in mercede
Del favor degli Dei
Macchierò di vil sangue i figli miei?
No, debitore io sono
All’impero del mondo
Di un degno successor. Soffri, mio core,
Che passion ceda e che trionfi onore.
Leonato. O del cor d’Alessandro
Magnanima virtù! vincer gli affetti
È la maggior vittoria
Che può accrescere i lauri alla tua gloria.
Efestione. Signor, ai tuoi pensieri
Questo aggiunger ti piaccia. Una donzella
Che dicesti d’amar, ti segue al campo;
Qual sarà il suo destin?
Alessandro.   Pietà, giustizia
Mi ragionan per lei. Fra miei seguaci
Destra mancar non puote