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GLI AMORI DI ALESSANDRO 147
Mostri di paventar, dai chiaro segno,

Che sei d’amor come di gloria indegno.
Leonato. Ah! non sai che pur troppo...
Alessandro.   Olà, ti accheta.
(a Leonato
La regina favelli, e i suoi disegni
Piacciale di svelar.
Talestri. Sai che il mio regno
Dell’Ircania al confin, cui bagna il Fasi,
Da più secoli esclude
Col rigor più severo
Destra virile a regolar l’impero.
Pur necessario è a noi,
Per conservar la specie,
Di natura seguir le leggi e i riti,
Dal regno uscendo a procacciar mariti.
Si dividono i parti. Ai genitori
Mandansi i maschi suoi,
Ed il sesso miglior riman per noi.
Efestione. Perdonami, regina, il miglior sesso
Credi tu il femminile?
Ardena.   E dubitarne
Mostri tu che favelli? A tuo dispetto
Confessare lo dei. Che manca in noi
Di quel bel che tu vanti? Ingegno ed arte
E valore e virtù regna del pari
Nella donna e nell’uomo: e se le vostre
Femmine voi serbate a vita oscura,
Colpa è solo dell’uom, non di natura.
Una pasta medesma, un spirto istesso
Forma entrambi i due sessi, e in noi prevale
La pietà, la dolcezza,
L’amor, la tenerezza.
Efestione. Sì, negar non si puote...
Alessandro.   Il tempo invano