Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
264 | ATTO PRIMO |
Alla nuova mia sposa offrire io vaglia.
SCENA II.
Ascanio dalle navi con seguito, e detti.
Enea. Diletto Ascanio,
Vieni al mio sen. (abbracciandolo
Ascanio. Su questa mano i segni
Lascia che io imprima di filial rispetto;
Lascia che teco mi consoli, o padre,
Del riposo che il Ciel pietoso accorda
A tue lunghe fatiche, a’ tuoi sudori.
Enea. Tanto de’ giorni miei durar lo stame
Possa in man della Parca, in fin che io miri
A te, mia prole, assicurato il regno.
Credimi, sangue mio, tu sei la prima
Cura de’ pensier miei; minor fortuna
Bastar potrebbe a saziar mie brame.
In te miro dai Dei l’eletto germe
A dar pace alla terra e a trapiantare
Sull’italico suol del Xanto i semi.
Ascanio. Deh piaccia a lor che han de’ mortali in mano
E le sorti e il voler, che me ravvisi
Degno fìgliuol di sì gran padre il mondo.
Acate. Oh plausibile gara, in cui si scorge
Tutta d’Ilio la gloria, e il primier vanto
De’ Semidei dal bel Scamandro usciti.
(odesi fra le scene il suono dei militari instrumenti
Odi, signor, degli oricalchi il suono;
Mira la turba che il venir precede
Di Latino e Lavinia.
Enea. Onor si renda
Al padre amico e alla regal sua figlia.