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ZOROASTRO 363
Vedi tu stessa i torti che all’onor tuo si fanno:

Indi, se il cor tel chiede, soffri d’un reo l’inganno.
Nicotri. (Oh ciel!)
Cleonte.   Taci, Nicotri? Dubiti e ti confondi?
Odi un ver che ti spiace? ami il crudel? Rispondi.
Nicotri. Vattene.
Cleonte.   In simil guisa paghi l’amor sincero
Di chi perir non teme per disvelarti il vero?
Ah! sì, l’amor ti rese dalla viltade oppressa.
Sei per amor soverchio nemica di te stessa.
Resta del duolo in preda, misera abbandonata,
Sarai dai tuoi nemici derisa e disprezzata.
E del tuo sposo istesso vedrai sedere allato...
Nicotri. Taci; temer nol posso a cotal segno ingrato.
Alma che onor conosce, non mente e non inganna...
(Ma se il seduce amore?... Ah gelosia tiranna!)
Cleonte. (Come in un cor sì debole che ogni sospetto abbraccia,
Possibil fia che amore non si sgomenti e taccia?) (da sè
Nicotri. Eccolo il traditore. (verso la scena
Cleonte.   Sì, traditor, tiranno
Chiama colui che tesse alla tua fede inganno.
Nicotri. No, dell’ardir mi pento de’ miei trasporti audaci.
Cleonte. Non ti fidar, Nicotri...
Nicotri.   Vattene, indegno, e taci.
Cleonte. Parto per obbedirti. (Conosco il cor dubbioso,
Che freme e che sospira fra timido e orgoglioso.
Ma sparso il rio veleno, lascio operar natura;
E l’arte ond’io mi valgo, di vincer mi assicura). (parte

SCENA V.

Nicotri, poi Zoroastro.

Nicotri. Ah! che pur troppo in petto arder mi sento il core

Non d’amoroso incendio, ma d’ira e di furore.
Dissimular vorrei la pena e il turbamento,