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Triticone. E ben, che nuova.

Signor Eccellentissimo, mi date?
Giacinto. Gran cose io vi dirò. Prima aspettate,
Che un recipe gli formi.
Triticone. Oh che impazienza!
(Giacinto va al tavolino a scrivere; intanto Triticone e Rosalba parlano sempre da sè.
Triticone. Certo Rosalba è amante.
Rosalba. Giacinto non m’inganna.
Triticone. Fosse almeno di me!
Rosalba. Facesse presto!
Triticone. Di quel briccon d’astrologo io temo1.
Rosalba. Ma del vecchio tutor pavento e tremo.
Triticone. Oh che soave aspetto!
Rosalba. Che vecchio maledetto!
Triticone. Lei mi guarda sott’occhio; ah furbacchiona!
Rosalba. Fa pur quanto tu vuoi, non son sì buona!
Triticone. Ch’io lasci Rosalba!
Rosalba. Pigliar Triticone!

Triticone. a due Oh questo poi no, oh questo poi no.
Rosalba.
Giacinto. Signora mia, coraggio aver conviene;

Faccia come sta scritto, e anderà bene.
Rosalba. (Prende la carta, e legge, e leggendo ride piano.
Triticone. Caro signor dottor, ditemi tosto
La cagion del suo male!
Giacinto. Tutto il suo mal, signor, provien d’amore.
Triticone. D’amore? Ma per chi?
Giacinto. Certo vi giuro,
Dacchè del medicar l’arte professo,
Non mi toccò sentir cosa sì strana.
Triticone. Forse d’un vil astrologo
Vive amante Rosalba?

  1. Così è il verso, nel testo. Forse è de leggere: briccone.