Catina. (Vôi farghe un repeton
1 per minchionarla).
M’umilio a vusustrissima.
Lilla. Serva sua divotissima.
(Se burla, io la derido).
Catina. Me consolo con ella.
Lilla. Di che?
Catina. Delle so nozze.
El Ciel ghe piomba adosso
Una montagna de consolazion.
Lilla. Anco vussignoria
Precipiti nel mar dell’allegria.
Catina. Eh, lassemo le burle,
In verità, da senno me consolo;
Auguro che la goda.
Le so felicità sempre interrotte.
(Che ti possi crepar la prima notte).
Lilla. Ed io con tutto il core
Desidero che lei trovi uno sposo
Disinvolto, amoroso,
Con cui possa goder buone giornate.
(E che ti rompa il collo a bastonate).
Catina. Grazie ai so boni auguri;
La sappia che si ben no gh’ò i so meriti,
Si ben che no son ricca, come ella,
Si ben che no son bella,
E che ’l viso no gh’ò tutto impiastrà,
Un strazzo de mario m’ho za trovà.
Lilla. (Temeraria mi sembra, anzi che pazza).
Me ne rallegro tanto.
M’immagino, signora,
Che questo suo marito
Sarà senz’altro un cavalier di vaglia.
(O piuttosto sarà qualche canaglia).
- ↑ Profondo inchino, ma per burla: vol. XII, 172 e 191, XIII, 326 ecc.: Patriarchi e Boerio.