Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1928, XXVI.djvu/312

Da Wikisource.
310 PARTE TERZA
Lilla. Dunque, signor Fabrizio,

Sarete l’amor mio.
Filiberto.   Voi la mia cara.
Catina. Sior Fabrizio, mi voggio
Che siè1 l’anema mia.
Filiberto. Son tutto vostro,
Ma, se vi contentate,
Perchè io non voglio disgustar alcuna,
Il mio cor donerò mezzo per una.
Lilla. Son contenta, ma voglio esser distinta.
Catina. Un pochettin de più mi ghe ne voggio.
Lilla. Orsù, sarò più grato
A chi meco amorosa
Regalarmi saprà più generosa.
Lilla.   Superata esser non voglio.
Catina.   Mi no voggio esser de manco;
Lilla.   So ben io quel che farò, (fa segno di bastonarlo
Catina.   So ben mi quel che farò. (fa lo stesso
Filiberto. (E fra due litiganti io goderò).
Ma è ben giusto che alfine
Io vi veda in la faccia, e che conosca,
Mie signore, chi siete.
Catina. Sior sì, lo saverè.
Lilla.   Sì, lo saprete.
Filiberto. Cavatevi la maschera,
Non mi fate penar; al vostro caro
Fate questo servizio.

Catina. Reverente m’inchino al sior Fabrizio.
Lilla.
(Si smascherano, e Filiberto resta attonito, senza parlare

Lilla.   Alfin tu sei scoperto.
Catina. Ti xe scoverto alfin.

a due Indegno, traditor,
Bugiardo ed assassin.
  1. Zatta: .