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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1928, XXVI.djvu/33

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LA PELARINA 31
Tascadoro.   Ah che non posso.

Pelarina.   Andarne
Saprò ben io.
Tascadoro.   Fermate. (Oh ciel!) S’ascolti
Un vero amante al fin come si scopre.
Pelarina. D’un verace amator parlano l’opre.
Tascadoro. E gli orologi miei parlar dovranno?
Creder nol so.
Pelarina.   Poneteli in mia mano,
E parlar li udirete.
Tascadoro.   Eccoli. A questo patto
Ve li consegno, e ad ascoltar m’appresto.
(Che parlar assassino, o Giove, è questo!)
Pelarina. Parlan così: sentite. È Tascadoro
Il cor di Pelarina;
Languisce la meschina
Perchè troppo l’adora...
Tascadoro. Seguite, o cari, via parlate ancora;
Siete suoi, già son vinto.
Pelarina. Non parlan più, perchè vi manca il quinto.
Tascadoro. Or via mo, siate buona, e se m’uccise...

SCENA IV.

Volpiciona da Canacchiona1, e detti.

Volpiciona. Merli bei da camise 2,

E cordoni de seda a un soldo al brazzo.
E i xe de quell’andar3i),
Chi no li vuol, li lassa star.
Tascadoro. Vien qui costei che grida?
Pelarina.   Sì: godrete.
È allegra assai, rider farebbe i marmi.

  1. Pronunciasi Canaciona: merciaiola ambulante, forse famosa a Venezia. Ricordo che canachion nel gergo furbesco veneziano significa deretano: v. Boerio.
  2. Camicie.
  3. Di quella fatta: v. Boerio, Dizionario del dialetto Veneziano.