Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1928, XXVI.djvu/364

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  Da qualche buon signore.

  Sì la gondola ci sarà,
  E la voglio anche a due remi,
  Ed ancor la signoria:
  Senza questa a voglia mia,
  Non mi voglio maritar.
  Hai capito? Così va.
  E se ben non hai capito,
  Or la torno a replicar:
  Sì, la gondola ecc.1
Cardone. Hai ragion, sì, signora. Sei placata?
Livietta. Placata? anzi piuttosto inviperita.
Non serve, vò mandarti alla città.
Cardone. Ah no per carità.
Livietta. L’oglio vi perdi, e l’opra.
Son risoluta.
Cardone. Oh Dio!
Livietta. Ti voglio morto, e questo è il piacer mio.
Cardone. Crudelaccia, vuoi ch’io moia?
Sì, morrò: già vado. Ah quando,
Quando poi tu sentirai
Del povero Cardone
La voce ed il lamento,
E dal carnefice vedrai
Vibrar colpo fatal verso il suo collo,
Sarai contenta allora
Veder morir chi t’ama, e chi t’adora?
Crudelaccia, vuoi ch’io mora?
Sì, morrò: già vado. Ahimè,
Livietta bella bella, (s’inginocchia
Dammi un sguardo, via su... 2

  1. Anche la Contadina astuta vuole la cameriera, i servitori, la carrozza, il cavalier servente, le conversazioni; e Tracollo a tutto acconsente: *’Credi a me, non son geloso: — Vuoi Zerbini? io fingerò. — Vuoi Corteggi? io dormirò? — Vuoi ballare? io ballerò". Ma recitativi e arie sono del tutto differenti.
  2. Manca qui il ricordo macabro dell’anima che si stacca dal corpo: vedi la Contadina astuta.