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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1928, XXVI.djvu/367

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INTERMEZZO

SECONDO.

Cardone vestito da Pazzo1, poi Livietta in abito bizzarro da Cittadina.

Cardone.   Quanto mi vien da ridere,

  Quando vi penso su.
Par che ci pigli gusto:
Non vorrei che, fingendo,
Da vero poi, siccome dir si suole,
Avessi a dar di volta alle carriole.
Ci vuol pacienza,
Son fuggito alla fine
Dalle man di coloro.
Mi finsi pazzo, e finsi con tal arte
Che ancor fuggir li vedo
Da una e l’altra parte.
Io vò con queste spoglie ancora,
Per la città girando e rigirando,
Veder di rintracciar Livietta.
Ma sento gente. A noi
A tempo a tempo: chi la fa l’aspetta.
Livietta. Cattera, s’io non ero donna scaltra,
Colui mi conducea al pricipizio.
Ma chi è costui? Parmi Cardone: è desso.
Ma come in queste spoglie,
Sciolto da’ lacci suoi?
Cardone. Ah Marte, Marte, intendo i pensier tuoi;
Ma la sbagli.

  1. Nella Contadina astuta Tracollo si presenta vestito da astrologo, con stramenti astronomici, fingendosi pazzo" e dice: "Vedo l’aria che s’imbruna, — Una stella non compare ecc.". Ma poi il testo coincide spesso con quello del Finto pazzo.