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460 | PARTE SECONDA |
La moglie dottoressa?
Questo non sarà mai:
Vuò fare a modo mio;
E i calzoni li voglio portar io.
Se finora ho taciuto1,
E l’ho lasciata fare, in avvenire
Dovrà starsene bassa, ed obbedire.
Alfine io son chi sono,
E intendere mi fo, quando ragiono.
Il Marchese travestito con baffi, ed il suddetto.
Ippolito. Chi è lei?
Che vuol da’ fatti miei?
Marchese. Una parola.
Venga Vossignoria.
Ippolito. (Brutta fisonomia! Che mai vorrà?)
Marchese. E ben?
Ippolito. Che cosa vuol?
Marchese. Venite qua.
Ippolito. Parli, che non son sordo.
Marchese. Io da lontano
Parlar non vuò. Venite a’ cenni miei.
Ippolito. Scomodar si potrebbe ancora lei.
Marchese. Giuro al Cielo; vedremo
Se venir vi farò. (minacciandolo
Ippolito. La non si scaldi.
Per due passi di più, si potrà fare.
(Io non ho voglia di precipitare).
Eccomi: cosa vuole?
Marchese. Avete moglie?
Ippolito. Signor sì, per disgrazia.
Marchese. Avete seco
- ↑ Testo: tacciuto.