Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1928, XXVI.djvu/76

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da altra, nell’estate o nell’autunno del ‘32, prima dell’improvvisa partenza del Goldoni dalla sua Venezia. Non possiamo ammettere l’anno veneto in una stampa milanese (e poi l’anno veneto finiva il giorno 28 febbraio): nè è probabile un errore di stampa. In fatti nell’edizione Zatta, tanti anni più tardi, leggesi dopo il titolo: “Intermezzo di due parti per musica rappresentato la prima volta in Milano nell’anno MOCCXXXIl”. Tale conferma sembra aver molto valore, poichè il testo dell’intermezzo fu ricalcato dallo Zatta sull’edizione Tevernin (non già sull’edizione Malatesta), ma il titolo e la data sono forse tolti dagli appunti inviati da Parigi dal vecchio commediografo.

Credo tuttavia non si possa mettere in dubbio la recita del Gondoliere (o nuova recita che fosse) da parte della compagnia dell’Anonimo, nel 1733, alla presenza del giovane autore, sia che avesse luogo nel gennaio, come afferma Paglicci-Brozzi (Il Regio Ducal Teatro di Milano nel sec. XVIII, dalla Gazzetta Musicale '1893-94), sia nell’autunno, come crede Ermanno von Loehner (nelle note ai Mémoires de M. Goldoni etc., t. I, Venezia, 1883, p. 227). Di Bonafede Vitali (1686-1745), nativo di Busseto nel Parmigiano, ci parla piacevolmente il Goldoni nelle sue memorie italiane e francesi. Quella figura caratteristica di ciarlatano, di comico e di medico, avventuriere onorato del Settecento, che da giovane passò alcuni anni in Inghilterra e visitò tutta Europa dalla Lapponia al Portogallo, rievocò Angelo Pezzana nel vol. II delle sue Memorie degli scrittori e letterati parmigiani (Parma, 1833) e meglio nel vol. V delle Biografie del Tipaldo (Venezia, 1837), attingendo dalle memorie inserite da un nipote dell’Anonimo nella Raccolta di opuscoli scientifici e letterari (tomo III, Ferrara, 1779); e poi, più tardi, il D’Ancona (Bonafede Vitali, l’Anonimo, - Macchietta Goldoniana - in Strenna pei rachitici, Genova, 1889 e in Viaggiatori e Avventurieri, Firenze, Sansoni, 1911): vedansi pure Janelli, Dizionario biografico dei Parmigiani illustri (Genova, 1877) e Rasi, I comici italiani, (vol. II, Firenze, 1905) e, più di recente, con nuove notizie, Bruno Brunelli, Una Macchietta Goldoniana, in Marzocco, 3 luglio 1927). Il D’Ancona cita pure, oltre qualche fonte minore, le Novelle della Repubblica letteraria di Venezia e le Novelle letterarie di Firenze: un cenno trovasi anche in Lancetti, Pseudonimia (Milano, 1836, p. 301), nella Drammatica a Parma di E. Bocchia (Parma, pp. 189.190) e in Parme et la France de 1748 à 1789 di H. Bédarida (Paris, 1928, pp. 17-18 e 35). Proprio nel ‘32 e presso il Malatesta, a Milano, aveva stampato il Vitali la Lettera scritta al suo padrone in difesa della professione del Salimbanco; e nel ‘34 stampò una”dissertazione medico-filosofica" sulle Terme del Masino in Valtellina, dedicata a donna Maria Archinta principessa Trivulzio; e l’anno seguente una commedia, a Bologna, la Bella negromantessa. Ma quali fossero gli altri attori della compagnia (oltre il pantalone Rubini e il primo innamorato Casali e forse Marta Davia, prima donna), quale fosse il violinista compositore della musica degli Sdegni, quali i due cantanti che interpretarono i personaggi di Buleghin e di Bettina, non ci riesce di sapere.

Questa farsetta composta dal Goldoni a venticinque anni, divisa in due sole parti (o intermezzi), di due soli voci, tutta in dialetto, è nella sua brevità più viva e più originale della Cantatrice, e quasi più franca, sebbene