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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1929, XXVII.djvu/139

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LA CONTESSINA 131
Pancrazio. Che volete da me, cattiva giovine?

Contessina. Siete voi quell’audace,
Che me chiese per moglie a vostro figlio?
Pancrazio. Illustrissima sì.
Contessina.   Brutto asinone,
Una mia pari al figlio d’un mercante!
Pancrazio. Merta ella veramente un uom regnante.
Contessina. Lo merito sicuro.
Pancrazio.   E ben, la sorte
Farà giustizia al merto senza pari.
Sposerà il re di coppe, o di denari.
Contessina. Petulante, a me scherni?
Pancrazio.   Oh, si figuri!
Anzi venero e adoro
Della sua nobiltà l’alto tesoro.
Contessina. Voglio soddislazion.
Pancrazio.   Che mai pretende?
Contessina. Vuò che pubblicamente
Dite che vostro figlio
Delle mie nozze non sarebbe degno.
Pancrazio. Illustrissima sì, farlo m’impegno.
Contessina.
  Tal ingiuria non si fa.
Pancrazio.
  Ho fallato in verità.
Contessina.   Compatisco.
Pancrazio.   Non è poco.
Contessina.   Vi fo grazia.
Pancrazio.   Che bontà!
Contessina.   Io son dama, e tanto basta.
Pancrazio.   Dama voi?
Contessina.   V’è chi il contrasta?
Pancrazio.   V’è chi il dubita, o noi sa.
Contessina.   Chi il mio grado non conosce,
  Guardi attento il volto mio: