Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1929, XXVII.djvu/155

Da Wikisource.

LA CONTESSINA 147
Contessina. Dunque è il mio cor macchiato,

Se onesta servitude altrui concede?
Lindoro. Che sviscerato amor!
Contessina.   Che bella fede!
Lindoro. Ma possibile, o cara...
Contessina.   Andate via,
Non vi voglio ascoltar.
Lindoro.   Crudele!...
Contessina.   Ingrato!...
Lindoro. Se vedeste il mio cor quanto v’adora.
Contessina. Siete meco indiscreto, e v’amo ancora.
Lindoro. Possibile che poi...
Contessina.   Sarà poi vero...
Lindoro. Ch’io v’abbia da lasciar?
Contessina.   Ch’io v’abbandoni?...
Lindoro. Smanio sol nel pensarlo.
Contessina.   Ahimè, ch’io moro.
Lindoro. Vieni, bell’idol mio.
Contessina.   Vien, mio tesoro:
Dubiterai di me?
Lindoro.   No.
Contessina.   Ti contenti
Ch’io segua onestamente
Il mio tratto civil?
Lindoro.   Sì, mi contento.
Contessina. Lungi, lungi il penar.
Lindoro.   Bando al tormento.
  Dammi la mano, o cara.
Contessina.   Prendi la man, ben mio.
(a due   Che bel contento, oh dio!
  Che fortunato amor!
Lindoro.   Non esser meco avara.
Contessina.   Lo sai che tua son io.
(a due   Destin perverso e rio
  Non ci tormenti il cor. (partono