Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
LA SCUOLA MODERNA | 177 |
SCENA VII.1
Galleria2.
Lindoro e Drusilla.
Farmi dir l’alfabeto?
Farmi star in ginocchio, e bacchettarmi?
Ed ancora non viene a medicarmi?
Ma eccola che giunge.
Drusilla. Lindorino,
Dimmi, che fai, mia vita?
Lindoro. Mi duol le man, mi bruciano le dita.
Drusilla. Soffri in pace, mio ben, che nel mio core
Sento per causa tua brucior maggiore.
Lindoro. E poi soffrir non posso,
Che quel brutto vecchione
Mi dica ogni parola bernardone.
Drusilla. È tuo zio; non importa.
Fingi semplicità,
Se vuoi la libertà di vagheggiarmi;
Procura d’imitarmi,
Anch’io nella finzion solo confido;
Tutto il mondo mi crede, io godo, e rido.
Lindoro. Ma finger sempre, non mi par che sia
Cosa troppo onorata.
Drusilla. Uh che pazzia!
Tutti fingono, tutti. I mercadanti,
Per mantener vizi e le gran spese,
Fingon la roba di lontan paese;
Gli orefici, vendendo
La tombacca3 per oro,
- ↑ Ed. di Verona: Giardino.
- ↑ In questa, e nelle scene che poi seguono, la Maestra di scola, edita a Verona (1749), corrisponde di nuovo alla Scuola moderna.
- ↑ Ed. Verona: ottombacca. Mistura d’oro e di rame, molto stimata nel Siam: v. Savary, Dizionario di commercio ecc., Venezia, 1771, t. IV, p. 264.