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BERTOLDO | 261 |
Vienmi, o cara, a consolar.
Fermi, fermi, no, non fate: (lo minacciano
Non vogl’io le bastonate,
O piuttosto tacerò;
Oh che rabbia ch’ho nel petto:
Dal dispetto io creperò. (parte
SCENA IV.
Il Re, Erminio, Menghina; poi la Regina ed Aurelia.
Erminio. Quant’è ignorante!
Menghina. E pur, con tutti li difetti suoi,
Mi piace più di voi.
Re. Perchè bell’idol mio?
Menghina. Intendami chi può, che m’intend’io1.
Re. Sarò per voi fedele.
Erminio. Per voi sarò amoroso.
Regina. Mi rallegro con voi, signore sposo.
Bravo, signor consorte.
Re. Sentite...
Erminio. Non credete...
Regina. Non parlate, infedele..
Aurelia. Empio, tacete.
Menghina. Cos’han queste signore,
Che sembran sì stizzose?
Erminio. Sono le nostre spose, e voi vedendo
Con noi parlare unita,
L’una e l’altra di voi s’è ingelosita.
Menghina. Oh, oh, rider mi fate.
No, no, non dubitate;
- ↑ Noto verso del Petrarca, nella canzone o frottola: Mai non vo’ più cantar com’io soleva.