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Corte "dont le succès fut prodigieux" (Biographie univ. des Musiciens ecc., t. II, Paris, 1861). Lo Schmidl, attingendo da un antico carteggio ch’ebbe col noto bibliofilo Salvioli, assegna all’Arcadia in Brenta la data di Piacenza, 1746, e al Bertoldo la data pure di Piacenza, 1747 (Carlo Schmidl, Dizion. Univ. dei Musicisti, Milano, Sonzogno, vol. I, p. 341). Ma quella del Salvioli doveva essere una semplice ipotesi, poichè delle stampe piacentine dei due libretti dell’Arcadia e del Bertoldo non fece menzione nella sua Bibliografia universale del teatro drammatico, nè allo Schmidl, “per quante ricerche abbia fatte in Piacenza” negli ultimi tempi, riuscì mai di trovarle: come m’informa molto gentilmente. La prima opera del Ciampi di cui si abbia sicura notizia fu cantata nel teatro dei Fiorentini a Napoli, l’autunno del 1737: Da un disordine nasce l’ordine, libretto di Gennaro Antonio Federico (v. Scherillo, L’Opera buffa Napoletana, in Collezione Settecentesca Sandron, 1916, pp. 216-217). Come mai un poeta così noto avrebbe dato da musicare i suoi versi a un ragazzo di appena diciott’anni? si chiede, scrivendomi, il dottor Ulderico Rolandi. Sorge il sospetto che almeno l’anno della nascita sia sbagliato. Non sarebbe poi da farsi meraviglia che anche il Ciampi fosse napoletano, o almeno di famiglia napoletana, come pure sarebbe indotto a credere Ulisse Prota-Giurleo, benché manchi finora un documento sicuro. Certo il Ciampi studiò nella sua giovinezza a Napoli e assunse il titolo di Maestro di Cappella Napoletano e scrisse a Napoli la Beatrice (1740), la Lionora (insieme col Logroscino, 1742), la Flaminia (1743) e l’Amore ingegnoso (1745), come ricorda lo Schmidl (v. poi Scherillo cit., indice); e “napoletano” veniva chiamato a Venezia dove fu maestro di musica presso l’Ospedale degl’incurabili. Fu quindi a Londra da cui fece ritorno nel 1756, come ricordano i famosi Notatorj del Gradenigo (7 luglio). Negli stessi leggesi in data 7 agosto 1760, a proposito della festa della Trasfigurazione nella chiesa di S. Salvatore:”La Musica sudetta fu formata dal moderno Maestro di Coro Vincenzo Ciampoli, Napolitano, il quale sempre portava li occhiali sopra il naso”. Il Ciampi fu lodato nella Gazzetta Veneta da Gasparo Gozzi per un suo oratorio eseguito “nel pio luogo degli Incurabili” dov’era maestro (vedi 2 aprile 1760) e più volte dall’ab. Chiari (v. per es. in data 12 ag. 1761). Nell’agosto del 1761 il noto impresario del teatro di S. Carlo a Napoli, Gaetano Grossatesta, proponeva alla Giunta dei Teatri nella tema dei compositori per la nuova opera di carnovale anche il Ciampi, benché abitasse a Venezia. Questa notizia che Prota-Giurleo ricavò dai Fasci Teatrali dell’Archivio di Stato napoletano, e che amichevolmente mi comunica, riconferma i dubbi sulla patria del Ciampi. Nel num. 20 della Nuova Gazzetta Veneta, diretta dallo Zanetti, si legge in data 2 aprile 1762 che il maestro Ciampi, dopo la prova dell’opera di S. Samuele (era certamente l’Antigono che si cantò poi nella fiera dell’Ascensione), fu sorpreso da colpo apoplettico alle ore 7 e morì alle 13 del lunedì: pochi giorni prima che il Goldoni partisse per la Francia.

I biografi, come il Fétis e l’Eitner, ci parlano pure di un Francesco Ciampi (o Campi) nato veramente a Massa di Sorrento, sul golfo di Napoli, nel 1704, violinista e compositore, che abitò pure a Venezia; ma non sappiamo quale affinità avesse con Legrenzio Vincenzo. Il Wiel ricorda di lui