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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1929, XXVII.djvu/324

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316 ATTO PRIMO
Lindora.   Riverente a lei m’inchino.

  Ehi, braccieri, qua la mano.
  Venga presto... andate piano.
  Venga poi... non mi stroppiate.
  Correr troppo voi mi fate;
  Mi vien mal, non posso più.
  Via, bel bello, andiamo avanti;
  Le son serva, addio, monsù. (parte

SCENA VIII.

Fabrizio, poi Servo.

Sia ringraziato il Ciel che se n’è andata.

Ma cresce la brigata,
E il denar va mancando, e la carrozza
Sarà venduta, ed i cavalli ancora.
Pazienza! almen ho il gusto
Di veder due ragazze innamorate,
Che per me tutte due son spasimate.
Oh diavolo! che dici? (al Servo
Viene il conte Bellezza? Venga, venga.
Giacchè alla casa s’ha a veder il fondo,
Venga pur tutto il mondo.

SCENA IX.

Arriva un burchiello da cui sbarca il

Conte Bellezza.

Fabrizio. Poh che gran signorone!

Costui porre mi vuole in soggezione.
Conte. Permetta, anzi conceda,
Che prostrato si veda
Al prototipo ver de’ generosi
L’infimo de’ suoi servi rispettosi.
Fabrizio. Servitor obbligato.
Conte. La fama ha pubblicato