Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1929, XXVII.djvu/508

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500 ATTO PRIMO
Lisetta. Vorrei che un canocchial si desse al mondo,

Con cui vedeste il fondo
Del mio povero cor, che sol per voi
Arde d’amore e fede.
(Egli è pazzo davver se me lo crede).
Bonafede. Per rimirar là dentro
In quel tuo cor sincero,
Serve di canocchial il mio pensiero.
Vedo che mi vuoi bene,
Vedo che tu sei mia.
Lisetta. (Ma non vede che questa è una pazzia).
Bonafede. Doman ti vuò menar dal bravo astrologo;
Vedrai quel che si pratica lassù
Dalle donne da ben come sei tu.
Lisetta.   Una donna, come me,
  Non vi fu, nè vi sarà;
  Io son tutta amore e fè,
  Io son tutta carità.
  Domandate a chi lo sa.
  Sì ch’è vero, ognun dirà.
  Io malizia in sen non ho;
  Sono stata ognor così.
  Poche volte dico no;
  Quando posso, dico sì.
  Ma lo dico, già si sa,
  Salva sempre l’onestà.

SCENA X.

Bonafede, poi Ecclitico. Poi Clarice e Lisetta.

Bonafede. È poi la mia Lisetta

Una buona ragazza.
Non è di quelle serve impertinenti,
Che quando hanno le grazie del padrone,
Vogliono in casa far le braghessone.