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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1930, XXIX.djvu/115

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DE GUSTIBUS NON EST DISPUTANDUM 113
  (Poverini, in verità,

  A vederli fan pietà.
  Me la godo,
  Me la rido,
  Prendo spasso,
  Faccio il chiasso,
  Voglio farli disperar). (da sè, e parte

SCENA VII.

Erminia e Celindo.

Erminia. (Perfido! mi disprezza?) (da sè

Celindo.   (Insulti ed onte
Erminia a me?) (da sè
Erminia.   (Potea lasciar d amarmi,
Senza farmi arrossir, senza oltraggiarmi). (da sè
Celindo. (Potea trovar più onesto
Di vendetta lo sfogo ed il pretesto). (da sè
Erminia. Quanto t’amai, ti aborrirò.
Celindo.   Lo sdegno
Moderate, madama.
Erminia. Chi vi cerca, signore?
Celindo.   E chi vi brama?
Erminia. Un flemmatico ciglio a voi non piace;
Artimisia è per voi, ch’è scaltra e audace.
Celindo. Nè per voi è adattato
Un amante sgarbato.
Erminia.   Il Cielo dunque
L’un per l’altro non fece il nostro cuore.
Io son misera, è ver, voi traditore.
  No, non dovevi, ingrato,
  Finger d’amarmi allora,
  Che non aveva ancora
  L’alma provato amor.