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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1930, XXIX.djvu/123

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DE GUSTIBUS NON EST DISPUTANDUM 121
Che per non riscaldarlo,

Conviene secondarlo
Nelli capricci sui,
E dir sempre di sì dinanzi a lui.
Celindo. Misero cavaliere,
Mi muove a compassione.
Pacchione. Ma di lui più infelice è don Pacchione.
Artimisia. Perchè?
Pacchione.   Perchè chi è pazzo
Non sente il male, e non conosce il bene.
Di fame io muoio, e digiunar conviene.
Artimisia. Eccolo il pazzarello.
Avvertite che s’ha da secondare;
E per non l’irritare,
E perchè non ci nascano de’ guai,
Dinnanzi a lui non s’ha da rider mai.
Pacchione. Per me non riderò.
Celindo.   Nè io per certo1.
Rosalba. Del mal d’altri non rido, io ve l’accerto.
Artimisia. (A quel che meditai,
Se non ridono, affé, mi pare assai). (da sè

SCENA XV.

Il Cavaliere e detti.

Cavaliere. Amici, per pietà...

Artimisia.   Con chi parlate?
Cavaliere. Signora, perdonate.
Artimisia.   E chi son io?
Cavaliere. Artimisia no certo.
Artimisia.   E ben, chi sono?
Cavaliere. La contessa sarà di Montebello.
Artimisia. (Non vel dissi che è pazzo il poverello?)

  1. Zatta: Nemmen io certo.