Vai al contenuto

Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1930, XXIX.djvu/201

Da Wikisource.

IL FILOSOFO DI CAMPAGNA 199
  Pianti, fatiche e stenti,

  Mi costa l’idol mio.
  Barbaro fato1 e rio
  Tormela non potrà 2.
(nella casa suddetta

SCENA V.

Don Tritemio e poi La Lena.

Tritemio. Figlia, figlia sgraziata,

Dove sei? Non ti trovo. Ah, se Rinaldo
Mi capita alle mani,
Lo vuò sbranar, come fa l’orso i cani.
Invan l’ho ricercato al proprio albergo.
Sa il Cielo se il briccon se l’ha nascosta,
O se via l’ha menata per la posta.
Son fuor di me; son pieno
Di rabbia e di veleno.
Se li trovassi, li farei pentire.
Li vuò trovar, se credo di morire.
Lena. Signor, che cosa avete,
Che sulle furie siete?
Fin là dentro ho sentito,
Che siete malamente inviperito.
Tritemio. Ah! son assassinato.
M’han la figlia involato;
Non la trovo, non so dov’ella sia.
Lena. E non vi è altro?
Tritemio.   Una minchioneria!
Lena. Eugenia vostra figlia
È in sicuro, signor, ve lo prometto.
È collo3 sposo suo nel nostro tetto.

  1. Nel testo: fatto.
  2. Quest’aria fu soppressa nella ristampa dal 1756 e non si trova nell’ed. Zatta.
  3. Zatta: con lo