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nel cervello come una scalfittura. Tutto il miracolo evocato dal piccolo intercessore, che della gagliarda sonorità appassionata delle prime frasi si chiude col finale allegrissimo, saltellante, fu per me un martirio senza nome, come una musica diabolica eseguita da un demone come un archetto di diamante sopra una lastra di cristallo.

— Eleanor! Eleanor! che faceva la mia amica in quell’ora? Ascoltava, con la povera persona deforme palpitante tra il capelvenere della “Buona Sosta„?

Non vedevo la folla, non vedevo che lei. Le note si convertivano in parole sue: — .....la fede, la fede che fa tutto possibile: anche questo! — e abbassava gli occhi accennandosi la sciagura della persona miserrima; poi sollevava le iridi chiare: — .....verrò! Sappiate vedermi. La mia anima sarà con voi. Vi giuro che verrò!

Tremai della mia eccitazione. Cercai il dottore intorno, come un salvatore, senza trovarlo. Cercai un capitello, una pietra dove sedermi: tutto era occupato dalle signore. E le ginocchia non mi reggevano. Girai intorno alla colonna, passai dagli intercolunni della cella agli intercolunni esterni, la piena luce lunare. Avanzai quasi di corsa lungo il pronao per al-