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Alcina 119

mire alle potenze dell’occulto quella forma divina.

— No! Bada! Profani il mistero! La fede sola ha fatto questo! Mi perdi per sempre! Lasciami! Lasciami!

Fu la resistenza decisa, la lotta ostile per il bene supremo.

— Lasciami! Lasciami!

Sollevai la persona che reluttava, guizzava come se la portassi alla morte; poi s’allentò con un grido, s’abbandonò senza vita. E la portai tra gli intercolunni, trionfando di giungere dal sogno alla realtà con quella preda ben certa, di sollevarla al cospetto di tutti gridando al miracolo.

Ma fu allora come se cominciassi a sognare.

Vidi per un attimo la folla adunata e il piccolo musico che suonava sul plinto. Poi più nulla. E nel buio un grido, molte grida; e nel cervello che si smarriva disegnarsi ancora in sanguigno il disco lunare; poi una voce ben vera, la voce di Madame Delassaux, la mia nemica.

Il est ivre, il est fou! Par ici, sauvez vous par ici, miss Quarrell!

Poi più nulla. L’assenza del tempo e dello spazio. La felicità del non essere.