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Il martire vendicato 133

non fossi in casa mia, potrei quasi desiderare da lei — ma non le pretendo — le scuse che lei desiderava da noi....

La dignità britanna non poteva uscirne più illibata. Valeva che io mi difendessi? La innocenza, la colpa si delineano forse nelle pastoie di quattro e di quattro no? Tacqui. E da quell’istante mi facevo dell’umana giustizia un concetto chiaro, definitivo, che non s’è mutato più mai.

In carrozza, tra mio padre e mia madre, ripassando sotto il muro del giardino che strapiombava sulla strada, alzai gli occhi con un sussulto, come ad un richiamo, e vidi tra il caprifoglio Eleanor che rideva: con l’una mano mi faceva le corna, le fiche con l’altra. Non ne soffrii. Pensavo con sollievo che non l’avrei rivista mai più.


Dovevo rivederla invece, quasi vent’anni dopo. La Vita ha inverosimiglianze che ripugnano alla penna, ma è pur forza raccontare le cose che la Realtà ci racconta.

Vent’anni! Il piccolo santo s’è ben persuaso che l’umanità si divide in due categorie esatte: deboli e forti, buoni e malvagi, e che la vita oscilla tra due necessità opposte: percuotere o essere percossi, soffrire o far soffrire. E ha