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52 | l'altare del passato |
E fu l’ultimo ricordo nitido di lei.
Palmira Zacchi non ritornò in Canavese né l’estate dopo, né poi.
La villa fu venduta e la figura della Baronessa dileguò senza traccia e senza rimpianto. Il mondo si chiude con una rapidità inesorabile sul naufragio della bellezza e della rinomanza.
Si seppe che aveva fondata a Parigi una scuola di ballo, ma senza fortuna, poi una a Milano con qualche successo, tanto da poter vivere.
Lessi, anni or sono, l’articolo d’una rivista: “Come si preparano le Silfidi della Scala„. E v’erano interessanti fotografie di danzatrici adolescenti, capitanate da una vecchietta rigida, che scopriva l’abito di seta nera, mostrando a modello le gambe stecchite, una vecchietta dalla scarsa canizie e dal volto scolpito nel legno.
— È proprio lei! Palmira Zacchi, la ricordi? — esclamò mia madre, con sorpresa affettuosa. — Povera creatura!
Poi fu ancora il silenzio, per anni, e l’oblio assoluto.