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dal dolore e dagli anni. — Tutto il mio tempo migliore! Che festa se Santina....

— E Santina!

— Sposata, da due anni, all’avvocato Gribaudi.

— Nonna?

— Di un pupo adorabile.

La signora accennò al servo, che serviva un rinfresco.

Il servo rientrò, ricomparve con una fotografia d’un piccino tutto nudo, tutto bianco sul velluto nero. Soranzi sentì che il servo aveva detto “signora contessa„ ed il nome di Zeni, del conte Zeni, gli venne alle labbra, mentre osservava la fotografia. Contessa Zeni, dunque? Ma tacque. Capì che in quel nome era la tragedia di quella vita. “Contessa Costanza Zeni„: lesse sulla fascia d’una rivista abbandonata sul marmo, e decise di non parlare se la signora non parlava.

La signora non parlò che del nipotino.

— Adorabile, non è vero? La mia pena è di averli così lontani. Palermo.

— Perchè non convive con loro? — fu per domandare Claudio, ma tacque, prudente; e fu bene, perchè la signora disse subito:

— Li ho visti l’ultima volta a Pasqua, pensate! Li rivedrò a Natale. I Gribaudi sono pa-