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88 l'altare del passato


— Com’è la moglie?

— Come vuoi che sia? Sembra una signora delle nostre, un po’ nera....

IV.

Non m’ero giovato della commendatizia. Il mio itinerario m’aveva portato altrove. Ma ripassando per Bombay, una sera, al Consolato d’Olanda, vidi apparire all’altra estremità d’una galleria una di quelle donne che mozzano il respiro e la parola, una di quelle bellezze che sembrano fare il vuoto intorno, sopprimere con un batter delle ciglia tutte le altre signore. Seminuda, come consente la rigidità inglese nei convegni mondani, con i fianchi, i seni appena velati da un tulle laminato d’oro, attraversava la galleria con quel passo armonioso che le donne indiane sembrano avere appreso dai felini delle loro foreste e reggeva nelle mani protese, con la grazia solenne con la quale avrebbe recato una lampada votiva, un semplicissimo gelato alla banana. Un gigante fosco — beato lui — gradiva il sorbetto e s’inchinava sorridendo.

— Non è una pura indù. Sua madre era scozzese.